Stiamo staccando la spina all’italiano?

La lingua italiana sta perdendo molti pezzi per strada e ne sta acquistando altri. Mi concentro sui nuovi arrivi, che hanno essenzialmente due origini: quella straniera e quella gergale. Da un lato la tecnologia arriva dall’estero e si porta dietro parole, suoni, espressioni, dall’altro questioni tecniche (o presunte tali) diventano di dominio pubblico.

Ma vi chiedo… Mettereste in una poesia un mouse? O hard disk con cinquecento gigabait di memoria? No, perché queste parole ci suonano male. Spesso gli arrivi dall’estero ci sembrano freddi, inespressivi, una nota stonata nella melodia della nostra lingua.

Siamo invece molto più indulgenti con i termini provenienti dai gerghi. Da sempre è così. Prendendo un esempio del secolo scorso sceglierei “allergico“, mentre per questo in corso “staccare la spina“.

Probabilmente 50 anni fa una maestra avrebbe segnato con la matita rossa l’uso improprio del termine “allergico” (mio nipote è allergico ai compiti, Berlusconi è allergico ai tribunali), mentre adesso è assolutamente sdoganato (altro termine gergale). Carriera ancora più brillante e rapida sta avendo lo staccare la spina. Ormai lo si trova scritto ovunque e in qualunque circostanza.

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