Saper vedere ogni aspetto d’ogni problema,
dar ragione a tutti, essere tutto, non essere nulla a lungo;
pervertire la verità, strumentalizzarla,
sfruttare i grandi sentimenti e le passioni della famiglia umana
per bassi scopi, per fini astuti,
indossare una maschera come gli attori greci –
il tuo quotidiano di otto pagine – dietro cui ti nascondi,
strillando nel megafono dei caratteri cubitali:
“Sono io il gigante.”
E quindi vivere anche la vita di un ladruncolo,
avvelenato dalle parole anonime
di un’amica segreta.
Per danaro insabbiare uno scandalo
o divulgarlo ai quattro venti per vendetta,
o per vendere il giornale,
distruggendo reputazioni, o corpi, se necessario,
vincere a ogni costo, salvo la vita.
Gloriarsi di un potere demoniaco, minare la civiltà,
come un ragazzo paranoico mette un tronco sulle rotaie
e fa deragliare il rapido.
Essere un direttore, com’ero io.
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