Slow Up-rising by Ja Studio

Ecco un articolo particolare trovato in rete. Dei progettisti Canadesi han partecipato ad un progetto per un concorso di idee per ripensare in modo ecologico e solare un tratto eco-mostruoso e fallimentare della Salerno ReggioCalabria. La loro idea è folle e credo impraticabile, ma mi ha colpito  perché tenta di dar risposta ad alcune difficili questioni. Buona lettura.

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40 anni fa: la rivolta di Reggio Calabria

Iniziamo con una domanda. Qual è il capoluogo della Regione Calabria?

Risposta: Catanzaro, ma il Consiglio si riunisce a Reggio.

E perché?

Cosa accadde nel Luglio del ’70 a Reggio? Un evento della storia italiana nascosto sotto al tappeto: La rivolta di Reggio Calabria.

Nel luglio del ’70 viene assegnato a Catanzaro il titolo di Capoluogo di Regione. E Reggio insorge. Una rivolta scoppiata il 10 luglio e durata otto mesi. 5 morti, 2000 feriti, 800 arresti. Porti, aeroporti, strade, ferrovie, banche, poste, tutto bloccato. Viene incendiata una caserma, una autocolonna di militari attaccata con le molotov. Guerra, insomma. Arrivano anche i carri armati.

Partiti e sindacati si fanno da parte, la gente li sconfessa. Vengono nominati tre capi della rivolta: il sindacalista Ciccio Franco, l’ex comandante partigiano Alfredo Perna, e Demetrio Mauro (quello del caffè). Sciopero totale, selvaggio ed a oltranza.

La rivolta prende presto una piega di estrema destra, non di rado si canta Boia chi molla e altri slogan di stampo fascista. Si sospetta un tentativo di golpe. Eppure Saragat si dichiarerà solidale con la rivolta. Non è un golpe fascista, secondo lui, ma è uno sfogo di gente che si sente esclusa dal progresso e dalla vita pubblica italiana.

La politica raggiungerà dopo 8 mesi di guerriglia (quando ormai anche la gente non ne poteva più) un compromesso: Catanzaro e Reggio si divideranno i compiti, e Reggio avrà delle nuove fabbriche, che garantiranno 10mila posti di lavoro.

Per la costruzione delle fabbriche inizierà uno scempio ecologico allucinante, che poi non porterà a nulla (le fabbriche non sarebbero mai entrate in funzione). Intanto i costi per la Regione aumentano a dismisura. Tanto che ancora oggi la Calabria paga questa scelta.

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